Avviso ai naviganti: il viaggio, il vostro ed il mio, continua su www.luomoconlaciabatta.it .
Confido nella vostra pazienza per i primi tempi.
È tutto da definire, e tutto da organizzare.
Tante idee nuove.
Però intanto è nato.
E non era scontato.
Il mio piccolo grande contenitore, e fucina, e buco nero, per parole pensieri e azioni.
Per sentimenti.
Che tanto potenti sono da cambiare ogni volta tutto.
Giardino dei balocchi per il Mostro, quando si palesa.
Spiaggia riparata e sicura per le vostre vite ed il vostro tempo.
Ora c'è, e lì vi aspetto.
luomoconlaciabatta
giovedì 18 maggio 2017
mercoledì 20 gennaio 2016
Non un solo giorno invano..
Fai una cosa.
È semplice.
Non ti accontentare. Non ti fermare.
È semplice.
Non ti accontentare. Non ti fermare.
Falla in apnea 'sta cosa, se ce la fai. E se non ce la fai, fai in modo di riuscirci.
Apnea non è di corsa; è ogni istante gonfio. Gonfio, anche se di riposo.
Decidi cosa ti piace e persegui quell'obiettivo. E se poi non riesci a decidere, prova. Prova tante cose.
Assaggia. Conosci. Studia. Bacia. Fallo adesso. Fallo subito. E poi quel che ti piace verrà incontro a te.
Cammina a piedi scalzi, e tocca l'erba. Abbraccia alberi. Abbracciare alberi fa bene. Proprio la corteccia sulla pelle fa bene.
Odora l'aria.
E se sei di fronte al mare chiedi scusa.
Al cospetto della montagna abbi paura. Abbi rispetto è poco. Abbi paura. Un sentimento sincero, che ti parta da dentro, non dalla testa. Il rispetto parte dalla testa, e non va bene.
Sbaglia.
Sbagliare fa parte del gioco. Sbaglia molto. Se ferisci chiedi scusa.. anzi, fai di più, allevia la sofferenza. Anzi, fai di più, insegna agli altri.
Gli altri..
Ecco.. gli altri. Quelli sì, rispettali. Ed amali. Ed anche se li odi, comprendili. Provaci almeno, e sarà qualcosa che ti renderà ricco. Migliore. Fino a domani. Quando, sempre in apnea, farai altro. E sarai migliore di te oggi.
Ricorda. Perché nel passato, nelle sue pieghe, ci sono le cose più brutte e quelle più belle.
Finora.
E sogna. Per tutto quel che è dietro l'angolo e ti sta aspettando.
Guarda negli occhi una mucca. Carezza un cavallo. Fatti sbavare da un cane e strofina un gatto, se te lo permette.
E poi decidi tu.
In coscienza.
Pianta qualcosa. Qualsiasi cosa. E prenditene cura. E gioisci quando, dopo l'inverno, risorge.
Apnea non è di corsa; è ogni istante gonfio. Gonfio, anche se di riposo.
Decidi cosa ti piace e persegui quell'obiettivo. E se poi non riesci a decidere, prova. Prova tante cose.
Assaggia. Conosci. Studia. Bacia. Fallo adesso. Fallo subito. E poi quel che ti piace verrà incontro a te.
Cammina a piedi scalzi, e tocca l'erba. Abbraccia alberi. Abbracciare alberi fa bene. Proprio la corteccia sulla pelle fa bene.
Odora l'aria.
E se sei di fronte al mare chiedi scusa.
Al cospetto della montagna abbi paura. Abbi rispetto è poco. Abbi paura. Un sentimento sincero, che ti parta da dentro, non dalla testa. Il rispetto parte dalla testa, e non va bene.
Sbaglia.
Sbagliare fa parte del gioco. Sbaglia molto. Se ferisci chiedi scusa.. anzi, fai di più, allevia la sofferenza. Anzi, fai di più, insegna agli altri.
Gli altri..
Ecco.. gli altri. Quelli sì, rispettali. Ed amali. Ed anche se li odi, comprendili. Provaci almeno, e sarà qualcosa che ti renderà ricco. Migliore. Fino a domani. Quando, sempre in apnea, farai altro. E sarai migliore di te oggi.
Ricorda. Perché nel passato, nelle sue pieghe, ci sono le cose più brutte e quelle più belle.
Finora.
E sogna. Per tutto quel che è dietro l'angolo e ti sta aspettando.
Guarda negli occhi una mucca. Carezza un cavallo. Fatti sbavare da un cane e strofina un gatto, se te lo permette.
E poi decidi tu.
In coscienza.
Pianta qualcosa. Qualsiasi cosa. E prenditene cura. E gioisci quando, dopo l'inverno, risorge.
Impara.
Dai bambini, dagli anziani, dagli uccelli, dai libri, dal sudore della gente. Dalla fatica.
Impara dalla malattia, e stai attento che di solito non ripete.
Fai questo e fallo ora. Fallo ieri.
Semplicemente non un solo giorno invano.
Impara dalla malattia, e stai attento che di solito non ripete.
Fai questo e fallo ora. Fallo ieri.
Semplicemente non un solo giorno invano.
venerdì 8 gennaio 2016
Il carattere remissivo..
Nuovamente
l'occasione la crea la pre-adolescente. E così mi ritrovo a
peregrinare nelle diverse, limitrofe, istituzioni scolastiche di
secondo grado. Perché Istituti e Licei non piaceva più. Così out.
Re-styling quindi, ma il controsoffitto casca sempre. E non lo fa in
un modo nuovo. Più fashion. Ma sempre seguendo l'inossidabile legge
di gravità.
Dall'alto
verso il basso.
Ma
tant'è..
Allora
trovi il muro scrostato. Il cantiere in corso (che è già buon
segno..). Etc, etc.
Tuttavia
dopo poco ti assale la consapevolezza che un tale scenario -in alcuni
posti più che in altri- non lo puoi avvicinare a quelli di guerra..
che so.. Afganistan o giù di li, se non fosse per l'assedio cui sono
sottoposte le truppe. Ecco, in quello il paragone calza a pennello.
Truppe sempre con meno risorse e sempre più centellinate.
Passatevi
la borraccia ed un sorso a testa. Che gli ufficiali prima di voi han
fatto il bagno.
E mi
diventa chiaro che se anche ci fosse stato un progetto a tavolino per
crescere generazioni di piantine di basilico invece che teste
pensanti, questo probabilmente è destinato a fallire.
Forse c'è una possibilità.
Il “forse” ce lo metto perché è tutta italica la capacità di perdere la partita vinta. Ma ho una speranza.
Forse c'è una possibilità.
Il “forse” ce lo metto perché è tutta italica la capacità di perdere la partita vinta. Ma ho una speranza.
E mi
sento di ringraziare proprio il Conto Pubblico e la sua triste
miseria. Che ha sparigliato. Imprevisto.
Quindi
il corpo insegnante nel mio immaginario si trasforma in quei
missionari in Africa che sotto 730 appaiono magicamente sul domestico
schermo per via dell' 8x1000.
E
poi scompaiono. Ma
solo dagli schermi.
Il
corpo insegnante che schivando bordate di “scialla” e “stacce
prof”, ogni giorno al mattino probabilmente si fa domande che
restano senza risposta.
Corpo
insegnante che, grazie al movimento longitudinale dell'età
pensionabile, diventa sempre più agèe.
Ok.. forse non si rinnova. Forse non prepara le generazioni per
le sfide future.
Ma..
un futuro come lo stiamo costruendo ora più che una sfida sembra
un'estrema unzione. Quindi una buona istruzione non è che aiuterà
molto. Semmai un rosario. Una prece.
Ma..
se invece cediamo ad un insano ottimismo potremmo affermare che
l'insegnante medio è, grazie a Dio, figlio non di questa generazione
di buffaroli ma di quella precedente; che un po' la fame l'ha vista, se non l'ha fatta. E magari coi soldi altrui, il Paese l'ha pure ricostruito.
E
tutta una serie di valori, di esempi, di racconti, di vissuti, può darsi che
in minima parte riusciranno a superare gli auricolari, le app, le
omogenee plastiche borse.
Magari colpiranno la curiosità di uno su dieci. Forse anche uno su cinque.
E riusciremo a saltare una o due generazioni e tirar su della gente pensante.
Magari colpiranno la curiosità di uno su dieci. Forse anche uno su cinque.
E riusciremo a saltare una o due generazioni e tirar su della gente pensante.
Come
un carattere remissivo.
Come
i capelli biondi.
Che
li aveva tuo nonno ed escon fuori a tuo figlio.
giovedì 7 gennaio 2016
La tua faccia fuori dal camerino..
Cerchiamo di capirci,
Il tuo scopo è vendere ed il mio comprare. Il tuo guadagnare il più possibile, il mio pagare il giusto prezzo per un prodotto di qualità (nel senso che si da al termine in Economia, cioè la rispondenza o meno del prodotto alle aspettative attese).
Ora..
Va bene che durante il periodo dei saldi le strade sono invase da fiumane di consumatori che manco i fiumi del Canada durante il periodo della deposizione dei salmonidi.
Va bene che sappiamo tutti, e nessuno fa finta di non sapere, che i saldi sono solo l'occasione di pagare le merci un prezzo più basso giammai equo.
E va bene che non c'è molto tempo, né nazarethiane capacità di dislocazione corporea. Per cui i più scelgono una strada od un quartiere od un centro commmerciale per la mattanza del proprio portafoglio e non hanno modo di confrontare diversi prezzi e/o prodotti.
Ma..
Anche un protozoo capirebbe che:
1- se fai pagare un metro quadro di goretex come mezza caldaia murale (con una resa in termini di calorie sicuramente minore),
2- se magicamente di quasi tutti i prodotti esposti rimangono solo le taglie da XL in su,
3- se accompagni il tutto con una buona dose di tracotanza mista a supponenza manco fossi Alex Honnold che per sbarcare il lunario si è messo a vendere magnesite,
allora probabilmente non hai davanti il migliore dei futuri possibili.
E tutto sommato plaudo al Bangla aperto 24h che prenderà il tuo posto (con tutto il rispetto possibile per la comunità Bangla che si fa un mazzo tanto).
Del resto anche il più isolato dei monopolisti non può pretendere di vendere una giacca e farci su il guadagno atteso di una intera settimana. Figurarsi ora che se vuoi la stagione dei saldi la fai su internet, in America, e ti costa meno considerate anche le spese di spedizione e di dogana.
Quanto potrai ancora trincerarti dietro l'arroganza di dare un servizio completo e migliore al cliente quando nove volte su dieci spingi semplicemente quello che il rappresentante quella stagione spinge a te?
E poi tutte 'ste migliorie..
Ma siamo sicuri che la tecnologia faccia così drammaticamente passi da gigante nel campo dei calzini termici come in quello dei microprocessori? Salvo poi vedere aziende leader del settore riscoprire (ma va?!) la lana merino (!!!).
A quando il ritorno della maglietta della salute? O, per chi ha fatto il militare, della super-pippo?
Quanto potrai ancora avere facile lancio per le tue invettive sulla globalizzazione da un cartello “qui non si prova per poi comprare su internet”?
Ormai le aziende che internet lo hanno sposato le prove te le fanno fare a casa tua; pacco-prova e stesso pacco, reso.
Zero costi .. solo un po' di attesa.
Ma vuoi metter non trovare la tua faccia saputa fuori dal camerino?
Il tuo scopo è vendere ed il mio comprare. Il tuo guadagnare il più possibile, il mio pagare il giusto prezzo per un prodotto di qualità (nel senso che si da al termine in Economia, cioè la rispondenza o meno del prodotto alle aspettative attese).
Ora..
Va bene che durante il periodo dei saldi le strade sono invase da fiumane di consumatori che manco i fiumi del Canada durante il periodo della deposizione dei salmonidi.
Va bene che sappiamo tutti, e nessuno fa finta di non sapere, che i saldi sono solo l'occasione di pagare le merci un prezzo più basso giammai equo.
E va bene che non c'è molto tempo, né nazarethiane capacità di dislocazione corporea. Per cui i più scelgono una strada od un quartiere od un centro commmerciale per la mattanza del proprio portafoglio e non hanno modo di confrontare diversi prezzi e/o prodotti.
Ma..
Anche un protozoo capirebbe che:
1- se fai pagare un metro quadro di goretex come mezza caldaia murale (con una resa in termini di calorie sicuramente minore),
2- se magicamente di quasi tutti i prodotti esposti rimangono solo le taglie da XL in su,
3- se accompagni il tutto con una buona dose di tracotanza mista a supponenza manco fossi Alex Honnold che per sbarcare il lunario si è messo a vendere magnesite,
allora probabilmente non hai davanti il migliore dei futuri possibili.
E tutto sommato plaudo al Bangla aperto 24h che prenderà il tuo posto (con tutto il rispetto possibile per la comunità Bangla che si fa un mazzo tanto).
Del resto anche il più isolato dei monopolisti non può pretendere di vendere una giacca e farci su il guadagno atteso di una intera settimana. Figurarsi ora che se vuoi la stagione dei saldi la fai su internet, in America, e ti costa meno considerate anche le spese di spedizione e di dogana.
Quanto potrai ancora trincerarti dietro l'arroganza di dare un servizio completo e migliore al cliente quando nove volte su dieci spingi semplicemente quello che il rappresentante quella stagione spinge a te?
E poi tutte 'ste migliorie..
Ma siamo sicuri che la tecnologia faccia così drammaticamente passi da gigante nel campo dei calzini termici come in quello dei microprocessori? Salvo poi vedere aziende leader del settore riscoprire (ma va?!) la lana merino (!!!).
A quando il ritorno della maglietta della salute? O, per chi ha fatto il militare, della super-pippo?
Quanto potrai ancora avere facile lancio per le tue invettive sulla globalizzazione da un cartello “qui non si prova per poi comprare su internet”?
Ormai le aziende che internet lo hanno sposato le prove te le fanno fare a casa tua; pacco-prova e stesso pacco, reso.
Zero costi .. solo un po' di attesa.
Ma vuoi metter non trovare la tua faccia saputa fuori dal camerino?
martedì 29 dicembre 2015
Il vecchio adagio..
C'è quel vecchio adagio che lamentarsi
è lo sport nazionale. Ecco io non credo che sia proprio cosi...ma ci
siamo vicini. Cioè se c'è il blocco della stramaledetta
circolazione e tu ti lamenti che la soluzione non è tale ma solo un
palliativo.. forse ti sfugge il nocciolo del problema. Che stiamo
vivendo in un modo che non ci possiamo permettere . E che tu parli
solo perché ti concedi il lusso di non pensare che perdi mesi, anni,
di vita a risiedere e lavorare nelle nostre belle città di merda.
Ecco qual'è il nocciolo.
Il nocciolo, la polpa, sta nel pensare
che se ti fanno girare gratis con i mezzi in realtà è perché non
hanno abbastanza soldi per fare un intervento strutturale di più
ampio respiro e lungimirante, che andava iniziato decenni fa, e di
cui oggi al massimo ci possiamo permettere la sbiadita ombra. E
quindi con i pochi soldi a disposizione facciamo i belli in attesa
della pioggia rinunciando agli introiti dei biglietti. Caro amico di
unico neurone dotato.. hai le tue ragioni. Ma non serve esercitarle,
farle valere, ad una platea di gente che si sta litigando il solo
giubetto salvagente sul ponte di una nave che si inabissa. Non serve
proprio. Proprio come non serve il biglietto gratis. Lamentarsi non
né lo sport nazionale, ma lo è diventato cercare il marcio in tutto
quello che si fa. Fino all'estremo per cui è vero tutto ed il
contrario di tutto. Per cui è vero che il rifugiato deve essere
accolto ma poi lo vuoi pulito e profumato quando entra con te sul
bus. Altrimenti è uno che si sfama alle tue spalle. Uno che almeno
una doccia se la potrebbe fare. Tutto vero e tutto sbagliato. La
questione è da risolvere a monte. Tu che fai per cambiare un mondo
in cui esiste un rifugiato? Tu che fai per cambiare un mondo in cui
l'amministratore locale amministra male, nella migliore delle
ipotesi, e non resta poi nulla per la tua qualità della vita? E non
basta dire che voti questo o quello.. questo, ahimè, bastava una
volta. Ora non è più sufficiente. Non serve neanche dire che sei
persona onesta e che tu non rubi. Serve di più. Prendi parecchi
punti, questo sì, se educhi i tuoi figli a questi valori. Ma... non
c'è vera educazione senza esempio coerente. E si torna a bomba a
quello che tu fai.
Non se ne esce.
Cambia.
E poi ti ascolto. Intanto cambio io.
Il calcare non fa bene all'ipocrisia..
Partiva come
un elogio, un'apologia, dell'arrampicata. Del free-climbing.
Mia
passione vera da due anni a questa parte. Ma non intesa come passione
che tutto consuma e brucia per poi lasciare inanimate spoglie, e
passare ad altro. Percorso comune a tanta, troppa gente. Passione in
un senso pieno. In quella maniera sia fisica , empatica, che ti
rapisce la mente e le membra, i muscoli che gridano di dolore quando
manchi una presa. Sia emotiva quando ti caghi letteralmente sotto in
certe situazioni, certe strettoie o certe placche e, che ti chiedi
come ci sei finito. E te lo chiedi forse ancor prima di chiederti
come uscirne. Sia intellettuale in quel suo modo tutto roccioso di
porti di fronte alle tue paure ai tuoi limiti. Quando dopo tre prese
risulta evidente a tutti, e prima ancora a te stesso, che per quella
via ancora non sei pronto. Sia fisicamente (si veda molto sopra), sia
emotivamente (e quindi poco sopra). Ma è proprio allora che ti rendi
conto che ti è data la rara occasione di esser cosciente in un punto
di svolta. Punto di svolta che non solo la vita non ti ha messo
davanti (te lo sei proprio andato a cercare tu), ma nel cui hai modo
di imparare comunque una lezione. Fosse anche ammirare il panorama e
poi chiedere al tuo compagno di farti scendere. Di calarti. Che va
bene così. Che ci saranno altri giorni, oggi no.
Dicevo..
Partiva come
un'apologia di uno sport, detto estremo, in cui nulla è lasciato al
caso. Dove, per quel che ho capito, nulla ti è regalato. Anche se
non ci arrivi col fisico e ci arrivi con la testa. Con l'astuzia.
Superando in idea anche il brillante tracciatore della via. È
comunque un tuo merito. Una disciplina dove anche dieci grammi
contano. Dove l'alimentazione conta. Dove il riposo conta. Dove la
conoscenza di se e del proprio corpo conta. Dove il tuo compagno
conta. E così la sua alimentazione, la sua coscienza di se, ecc ecc.
Dove si può diventare paranoici per la sicurezza. E non è
sbagliato. Dove ti gira intorno il caso e tu hai dalla tua proprio
quella paranoia che di solito non utilizzi, per tenerlo a bada. Per
cercare di tenerlo lontano. Guardarlo negli occhi.
Ed anche se
poi alla fine elogio è stato.. alla fine avevo deciso di scrivere
invece dell'ipocrisia. Dell'ipocrisia della gente.
Wikipedia ad oggi
alla voce ipocrisia scrive: “è un
atteggiamento, comportamento o vizio di una persona che
volontariamente pretende di possedere credenze, opinioni, virtù,
ideali, sentimenti, emozioni che in pratica non possiede. Essa si
manifesta quando la persona tenta di ingannare altre persone con tali
affermazioni, ed è quindi una sorta di bugia”.
Come siamo
finiti poi a parlare di prese, vie, magnesite e corde non mi è
ancora molto chiaro. Ma ad un certo punto ho avuto ben chiaro in
mente un certo tipo di persona che si vende certe qualità di cui poi
a ben vedere non ne conosce neanche il significato. Quel tipo di
persona che pontifica di correttezza e non aspetta neanche che
l'occasione faccia l'uomo ladro. Che con la scusa della crisi se vede
un tornello della metro aperta passa e non timbra il suo biglietto.
Che può sempre servire per domani, e sono un euro e cinquanta che
oggi ho risparmiato. Quando ne guadagna molti di più, e ruba un
servizio a tutti. Quella persona che critica chi posta sui social
salvo poi ogni giorno cambiare la sua unica immagine pubblica ed il
suo stato su WA. Non è apparire quello? Non è presenziare quello?
Non è vanità? Quel tipo di persona che ha un profilo su FB al solo
scopo di leggere le vite degli altri senza mai condividere la sua.
Sorta di moderno guardone. Nei blog, se non altro, si guadagna in
reputazione sulla base degli interventi che si fanno e dell'interesse
che suscitano nella comunità. Ma da quelli sta bene alla largo, il
nostro.
Ecco.
Questa gente
in falesia io non la vedo. Perché il calcare è ambiente ostile
all'ipocrisia. Evidentemente.
martedì 12 agosto 2014
Le spiegazioni davanti allo specchio..
Non vuole, assolutamente non vuole, essere un post arrogante o critico. E cercherà di non esserlo. Ma preme la triste consapevolezza che troppa troppa gente convive con un'opinione di sé che è decisamente troppo alta. Decisamente troppo indulgente.
Mi riferisco a tutte quelle persone che al di la dei personali rapporti con gli altri, che so con i colleghi, con gli amici, con le persone in genere hanno perso quella capacità di "ben comportarsi". Non rispetto alla personale o aziendale o sociale convenienza, ma rispetto ad un più generico senso di correttezza ed equità.
Quando è forte la sensazione che ribellarsi ad un sopruso, ad una prepotenza, anche se non rivolta a sé, sia più che un atto dovuto (non sia mai che si finisca accusati di omissione..) Sia un imperativo morale.
Ecco. Un imperativo morale.
Mi rendo conto che queste parole calate in un contesto quotidiano ed attuale in cui le persone ritengono, spesso comprensibilmente, che se non ci pensano loro a se stessi non ci pensa nessuno, sembrano decisamente da sognatore. Ma poi rifletto che comunque la vita, la Storia, i propri figli saranno giudici dei comportamenti.
E rifletto che non saranno disposti a sentire spiegazioni (spesso non ce ne sarà proprio il tempo) o contestualizzazioni (nel qual caso forse saranno proprio i tempi ad esser cambiati).
E allora mi chiedo:
ma uno yesman proteso al mantenimento della propria condizione lavorativa a discapito della più sacrosanta libertà di critica e pensiero,
un impiegato scortese e ben pensante per cui le vittime di uno qualunque dei troppi conflitti mediorientali sono solo il pretesto per le troppe righe che lo separano dall'amata pagina sportiva, dall'estivo calcio-mercato
o una qualunque delle altre mille figure che incrociano e compongono la moltitudine dei protagonisti di un solo nostro giorno sociale
possono in tutta franchezza guardarsi allo specchio e non darsi almeno una dozzina di spiegazioni? Dovendoci pure pensare?
Sospetto purtroppo che certo modo di pensare per molti sia ormai un fatto acquisito - come una postura sbagliata - e le spiegazioni di cui sopra siano sempre meno.
Sospetto che ormai davanti allo specchio ci si vada solo per vedere come veste una maglietta.. che ci aspetta l'aperitivo.
Degna fine di degna giornata.
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